BANDA DEL BUKò – Rosmarinus (2015)
La Banda del Bukò nasce come esperimento di inclusione sociale tramite la musica. Il tentativo è stato quello di mettere su un ensemble musicale senza selezionare i musicisti che dovessero prendervi parte, tenendo le porte aperte e lasciando entrare chiunque avesse voglia di fare musica. L’esperimento è riuscito e principianti assoluti si sono trovati a suonare insieme a maestri di conservatorio, adolescenti hanno condiviso il palco con ultrasessantenni, in un mix inedito di energia. Per la Banda del Bukò l’elemento umano viene prima di tutto, la musica è una splendida conseguenza.
Il progetto ha evidentemente destato anche l’attenzione di musicisti di caratura. Luca Aquino, trombettista di fama internazionale, ha deciso di scommettere su questa strana orchestra (una trentina di musicisti e musicanti senza direttore e con la folle idea di rovesciare le premesse dell’incontrarsi in musica) e di impegnarsi nella produzione del primo album della Banda del Bukò, Rosmarinus, presentato in occasione della serata inaugurale dell’edizione 2015 del prestigioso festival beneventano Riverberi, diretto dallo stesso Aquino. È nata così, collateralmente al festival, anche una nuova etichetta, denominata, per l’appunto, Riverberi, che con Rosmarinus esordisce nel mondo dell’editoria discografica.
Rosmarinus rappresenta un odore, un sentire, un tentativo di declinare in musica l’altalena di sentimenti ed emozioni che hanno caratterizzato un anno e mezzo di vita della Banda del Bukò. La scelta d’intitolare così questo primo lavoro discografico è stata presa in ricordo di Emanuele Vicerè, uno dei fondatori della banda, tramutatosi troppo presto in un rosmarino.
Il rosmarino è noto come pianta del ricordo, ed è abbinato da sempre ai simboli magici, alle tradizioni e alle leggende. Sembra dunque ben rappresentare la raccolta di brani contenuti nell’album. Si parte con la ballata rumbeggiante della Saraghina di Nino Rota e si prosegue con una rielaborazione del tradizionale kosovaro in lingua serba Ajde Jano. Da qui si passa a Lammabada, musica di tradizione egizia, per poi arrivare alla rilettura di un classico klezmer con Froggy waltz. Non mancano richiami alla tradizione campana della tammurriata: è stata rielaborata la Tarantella Schiavona di Mario Salvi e ribattezzata Tammurriata Balcanica, per i forti richiami balcanici contenuti nel tema, nell’armonia e nel ritmo. Vi è spazio anche per il primo inedito della Banda, Ornitorippo Freshness, melodia che combina la leggerezza e la freschezza del Calippo (mitico gelato in voga ai tempi della nostra infanzia) al guizzo energico e velenoso dell’ornitorinco. Odessa e Sem Sorok (Der Zug um 7:40 uhr), tradizionali klezmer appartenenti all’area slavo-russa, richiamano ritmi ancestrali e feste zingare fatte di balli infiniti e gioie contagiose, chiudendo il lavoro in maniera scoppiettante.
Buon ascolto, alè la musique.