L’eredità del sassofono arriva dal padre Pasquale, musicista di vaglia. Luigi Di Nunzio è giovane, classe 1991, e nella sua musica risiede tutto l’ardore della nuova generazione, di quelle leve che hanno a cuore la migliore tradizione jazzistica. Con lui si schiera una terna di altrettanto validissimi giovani, con ospiti che s’apparentano per anagrafica. Fin da subito si capisce che non sarà il solito percorso alla ricerca dell’entusiasmo ginnico. Insert Coin è un passo in avanti a quello che accade di solito, tra effetti elettronici forniti dall’ewi, dissonanze ricavate dall’alto padroneggiato dal leader, una batteria marciante perfettamente sostenuta da Castaldo, con il basso di Lepore a spingere lo schema in crescendo e il pianoforte a tessere le trame tra le quali Di Nunzio lancia saette. Se l’apertura di The Void ci porta dalle parti della New Wave (anche jazz), il break dell’altoista campano lancia figurazioni hard bop. Gigio Lament si accomoda tra le cornici create dal sintetizzatore, con l’ewi che lancia assoli dall’idea chitarristica, computando un paesaggio tanto inquietante, quanto fiabesco. Paurophobis ci riporta all’hard bop rinfrescato e ritmicamente alterato dal periodare di Castaldo e Lepore. Siderale la bellezza lirica, slow, sussultante, dissacrante e dissonante di Two day Before The Days After Tomorrow, così come gli ambienti electro-cameristici della quasi-ballad Six Years Ago, che fanno coppia con l’ambient – pseudo vintage – di Sad Beauty con il pianoforte di Fiorenzano in prima linea per lirismo e ottime scelte armoniche. Il brano eponimo è un eloquente soliloquio di Di Nunzio, che ci fa sapere come si può interpretare il sassofono contralto senza dover esclusivamente emulare i grandi maestri del bop. Le belle melodie di The Drunken Clam e Tani and Axel chiudono un lavoro fresco, originale (scevro di scopiazzature) che meriterebbe una maggiore attenzione da parte dei promoter italiani: giusto per non sentire sempre e solo le quattro frottole che circolano in continuazione.
Alceste Ayroldi
tratto da musicajazz